giovedì 4 luglio 2013

Una favola cruda: Pom Poko

Quando sono in procinto di guardare un film, mi soffermo sempre ad osservarne la copertina.
Ossevando quella di Pom Poko (Heisei tanuki gassen Ponpoko) non ho potuto fare a meno di essere scettica riguardo la storia che mi accingevo a guardare.



Pensavo fosse una semplice favoletta per bambini, magari divertente, ma pur sempre una favoletta.
Il mio pensiero si è subito rivolto a Porco Rosso (trallatro ultimo film immediatamente precedente a questo) e ho pensato che, nonostante il protagonista fosse un maiale, quel film mi ha fatto letteralmente innamorare ed è diventato uno dei miei preferiti dello studio Ghibli.
Per cui mi sono convinta a guardare anche Pom Poko.

Devo dire che se me lo fossi perso, avrei sicuramente commesso un grave errore perchè Pom Poko può benissimo essere considerato un piccolo capolavoro.

Iniziamo col dire che Pom Poko è un film di animazione giapponese diretto da Isao Takahata ed è tratto  dal racconto Futago no hoshi di Kenji Miyazawa.

Il film è del 1994 e in quell'anno fu il più visto in tutto il Giappone, inoltre venne premiato al festival di Annecy come miglior lungometraggio.
Una curiosità è che fu lo stesso Miyazaki a scegliere i soggetti del film, ispirandosi, appunto, a Porco Rosso.
Takahata, invece, si occupò in tutto e per tutto della sceneggiatura.


 TRAMA
Ci troviamo nell'era Heisei (non starò a spiegarvi tutti i dettagli di questa era, ma sappiate che siamo intorno al 1989) e i nostri piccoli protagonisti, i tanuki appunto, vivono sul Monte Tama, ambiente rigoglioso e verdeggiante, circondati dalla natura e da poche case di campagna.
Tuttavia questo loro meraviglioso habitat inizia ad essere minacciato a causa di un progetto per l'urbanizzazione di Tokyo e le colline iniziano ad essere disboscate, i fiumi coperti di cemento, la terra sbancata per fare posto a strade e abitazioni e con l'avanzamento dell'uomo lo spazio vitale dei tanuki diminuisce sempre più.

Gli animali decidono così di convocare un consiglio speciale in cui decidono di avviare un corso di 5 anni per imparare l'antica arte della metamorfosi e poter così mescolarsi agli umani per studiarli e decidere sul da farsi.
Purtroppo i lavori dell'urbanizzazione di Tokyo procedono più velocemente del previsto e i poveri tanuki si vedono costretti ad agire frettolosamente mandando chi sa già trasformarsi in mezzo agli umani per spaventarli o disturbarli, tenendo nascosta la loro vera natura.

Basterà questo a fermare l'uomo e il suo continuo avanzamento?



In questo lungometraggio ho amato molto Takahata per il fatto di essere rimasto neutrale durante la trama (mentre Miyazaki, nei suoi film, critica aspramente il fatto che la natura viene progressivamente distrutta dall'uomo in modo drastico).
Infatti il film non si propone proprio come una vera e propria critica al progresso, ma si sofferma principalmente sulla vita e sulla personalità di questi tanuki che cercano si di combattere l'uomo, ma si accorgono anche di non poter fare a meno di quest'ultimo, soprattutto per il buon cibo che ricevono da esso.
I tanuki, inoltre, vengono anche criticati aspramente da Takahata, a causa della loro personalità troppo giocosa e festaiola, quasi superficiale e dal fatto che basta un televisore o un hamburger a sopire i loro animi combattivi (non possiamo certo paragonare questi personaggi alla grande combattività e coraggio che possiamo vedere nei protagonisti del film "La principessa Mononoke" o in "Nausicaa della valle del vento"!).

 Ovviamente questa critica è fortemente voluta e ben sottolineata dal regista, il quale, essendo di "vecchia data", vuole proprio far notare come la società moderna di oggi abbia abbandonato, a causa del progresso e del conseguente salto del tenore di vita, quelle tradizioni e vecchi valori onorevoli di un tempo.

Possiamo collegarci a questo dicendo che il film è pieno di immagini tradizionali giapponesi, per celebrare appunto le loro culture e radici.

















Basti pensare all'immagine dei tanuki(un incrocio tra un cane e un procione), che sono animali molto diffusi in Giappone e su di loro esistono varie leggende, come quella secondo la qualee questi animali possano trasformarsi a loro piacimento in qualunque cosa (come anche le volpi).
Altra leggenda è quella dei testicoli dei tanuki (eh si xD), infatti si crede che siano molto grandi (quasi 13 mq!) e che portino fortuna; vengono chiamati "i testicoli d'oro"(trallaltro "Pom Poko" è l'onomatopea che usano i giapponesi per indicare il rumore che fanno i tanuki quando usano i loro stomaci o testicoli come tamburi).

Durante il film vediamo i nostri piccoli protagonisti assumere tre forme diverse:
-La prima è quella normale, quella in cui i tanuki si fanno vedere dagli umani e cioè come semplici procioni;

- La seconda come antropomorfi, cioè in versione semi-umana;

- la terza forma  è un omaggio a Sugiura Shigeru, un mangaka molto amato da Miyazaki, che appunto disegnava i tanuki in forma stilizzata.
Miyazaki ha preso l'idea dei tanuki stilizzati e Takahata decise di rappresentare così i procioni quando quest'ultimi fossero stati stanchi o distratti.


Passando ad una riflessione più personale, devo dire che Pom Poko mi è piaciuto davvero molto, anche solo per la molteplice serie di sentimenti che mi ha fatto provare: felicità, tristezza,commozione, rabbia e un incredibile senso di colpa.
Vedere la semplice e libera vita che conducono gli animali confrontata alla rigida e frenetica vita di noi umani mi ha reso un po' triste e, perchè no, un po' invidiosa (in senso buono ovviamente).














Ho inteso questo confronto come un'ennesima critica alla nostra società moderna... è  possibile che questo nostro continuo progresso e avanzamento verso le nuove tecnologie ci stia portando solo del bene?
Io ritengo che sia sbagliato pensare che più si progredisce e più la nostra vita migliora.
Secondo me questo nostro consumismo ci porterà ben presto allo sfacelo.


Siamo prigionieri di ciò che abbiamo creato, non possiamo in alcun modo ritenerci liberi, come potremmo?
Basti pensare solo al fatto che basta dimenticarsi il cellulare a casa o non avere internet per essere tagliati completamente fuori dal mondo.
Ci stiamo dimenticando delle passeggiate nei prati (non parchi, prati!), dei pick nik all'aria aperta, delle scampagnate nei boschi, non osserviamo più il tramonto nè la natura nè il cielo in tutta la sua bellezza.

Siamo troppo impegnati a stare a testa bassa e a correre sempre a causa dei vari impegni, perchè c'è il lavoro, il treno da prendere, le bollette, la crisi...
E ci basta avere un pc funzionante e una connessione internet decente per stare in pace col mondo.
Non sto criticando voi, mi ci metto anch'io in tutto questo.
Non dico di fermare il nostro progresso, anche perchè ormai sarebbe impossibile, ma di soffermarsi ogni tanto a guardare il cielo, o i fiori, o le verdi colline, sdraiarsi su di un prato al sole e restare lì ad osservare le nuvole.
Prendiamoci ogni tanto una pausa da tutto e lasciamo a casa telefono, internet e TV, perchè sono certa che il contatto con la natura ci è fondamentale anche se non lo crediamo.
Ci sentiremo, allora, come se avessimo ritrovato una parte di noi che credevamo perduta e invito tutti, bambini, ragazzi ed adulti, a rispettare la natura e tutti i suoi animali, perchè non dobbiamo cercare di prevalere gli uni sugli altri (intesi come specie diverse), ma dobbiamo cercare di preservare una convivenza il più pacifica possibile, nel rispetto di tutti, perchè, sono certa, un giorno questa nostra tanto amata (ma trascurata)  natura ci mancherà.

Chu <3











2 commenti:

  1. gran bel film e ottima recensione! gli animali in generale pagano il nostro "progresso"...

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    1. Purtroppo è così...
      ed è quindi compito nostro cercare di preservarli il meglio possibile :)

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